Corpo di carta

io diciannove carezze

È un’emozione meravigliosa avere in mano le proprie idee e le proprie storie. Spero che, chi legerà questa raccolta, possa passare qualche momento lieto ma, l’augurio più grande che faccio al lettore è che possa emozionarsi.

Marco Sanna

Diciannove Carezze – estratto dal racconto “La fine e l’inizio”

“Il mercato era gremito di persone e lui lo attraversava come si attraversa una tempesta di sabbia. Piano piano la gente divenne sempre più gentile e divenne anche colorata e ricca di odori, quasi un’esperienza senza dolore, semplicemente gente che compra frutta, verdura, carne, pane, e poi paga e prima di pagare parla e si sorride. A volte si spinge e si manda a quel paese. Gente”.

Diciannove Carezze – Tratto dal racconto “Mezz’ora”

“Oggi è proprio primavera e dalla finestra, adesso, mi godo le nuvole e ci faccio quello che voglio. Le prendo e le giro. Le apro. Le strizzo. Le deformo e le mordo.
Con le dita come pennarelli e matite ridisegno tutto quello che c’è fuori e ci metto anche il suo viso lì in mezzo, con un po’ di petali che scendono e un goccio di vento in più perché oggi c’è poco vento ma a me piace quando è forte. Mi fa ridere il vento”.

Diciannove Carezze – di cosa si tratta?

I sentimenti tutti e le sensazioni, forti, sotterranee, inconfessate circolano come sangue capillarmente, nelle arterie dei diciannove racconti, nelle diciannove schegge di realtà, nelle diciannove vite, quante sono quelle dei protagonisti della raccolta.
Diciannove carezze è un viaggio sulla superficie di un pallone da mare dove lo sguardo percorre l’orizzonte colorato per poi tuffarsi, improvvisamente, laddove s’annida l’anima, è un topo che conosce le vie alternative che conducono nelle piazze dove si riuniscono i difetti e le peculiarità degli esseri umani, è un viaggio negli sguardi altalenanti e struggenti della gente comune e dei comuni sapori.
Sì perché Diciannove carezze parla di esseri umani con la loro inarrestabile imperfezione, con i loro piedi posati sui vicoli lastricati, sinceri e odorosi di una città di mare e sale; il sale che si attacca alle tende e che si ferma dentro le narici a ricordarci che abbiamo bisogno di respirarlo quel mare.

Un bambino che perde, a poco a poco la capacità di riconoscere le parole, un figlio che scrive una lettera al padre, un uomo e una donna che inconsapevolmente ritornano nello stesso mare dove molti anni prima si erano amati, un pittore che dipinge ogni immagine con diciannove pennellate, tre adolescenti a bordo di una macchina rubata, l’amore impreciso tra un uomo e una prostituta, questi e altri personaggi vivono le loro naturali e a volte, intricate esistenze, noncuranti dell’esistenza del racconto dopo. Un privilegio, questo, dato solo al lettore.